Gli errori dei Grandi hanno un fascino irresistibile e avvolgono di una polvere magica tutto ciò che li riguarda. Spesso mi sono chiesta se il piccolo borgo di Anghiari avrebbe mai avuto fama universale senza l’errore tecnico compiuto da Leonardo nel riprodurre la battaglia che si svolse ai piedi del colle su cui sorge.
I se e i ma non fanno storia, ovviamente, e oggi resta un solo dato di fatto: imboccando l’alta Valtiberina, anche a distanza di quasi 600 anni, è impossibile non provare un’irrefrenabile curiosità e il bisogno fisico di fermarcisi. Proprio lì, in cima alla rocca da cui lo sguardo vaga libero su tutta la piana.
Il 29 giugno del 1440 è la data più importante negli annali della città di Anghiari. E’ un mercoledì qualunque nel resto del mondo quando, qui, si disputano le sorti della Repubblica di Firenze. Le mire espansionistiche dei Visconti, infatti, si sono spinte fino a quest’angolo sperduto di Toscana e i fiorentini – aiutati dalle truppe dello Stato Pontificio e della Repubblica di Venezia – sono disposti a tutto pur di non cedere un solo centimetro quadrato di quanto gli appartiene.
La battaglia è una vera guerra-lampo e non ha esiti disastrosi in termini di vite umane, come sottolinea ironicamente Macchiavelli:
ed in tanta rotta e in si lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite ne d’altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò.
Eppure la sua portata politica è così rilevante da venir scelta, qualche decennio più tardi, come caso emblematico della supremazia fiorentina a metà Quattrocento. Ma questa è un’altra storia, come vedremo tra poco.
Ad Aghiari oggi rimane ben poco della battaglia, se non la vista dall’alto della piana in cui si svolse. Consiglio, dunque, una visita al museo locale, dove i bambini rimarranno incantati davanti allo schieramento di centinaia di soldatini in metallo dipinti a mano e i papà faranno a gara per spiegare il funzionamento delle originali armi da fuoco esposte al piano superiore.
Accanto al plastico della Battaglia è possibile assistere alla proiezione di un film che narra la storia del capolavoro perduto di Leonardo da Vinci. La sfida tra lui e Michelangelo per celebrare le vittorie della Repubblica di Firenze, il tema affidato loro dal gonfaloniere Pier Soderini per decorare la sala del Consiglio dei Cinquecento a Firenze, l’idea leonardesca di sperimentare l’antica tecnica dell’encausto e il misero fallimento dell’impresa sono narrati con scene drammatiche e toccanti, capaci di mantener desta l’attenzione anche dei più piccoli.
Tanti sono ancora i misteri che avvolgono quest’opera, a cominciare dalla parete in cui fu dipinta. Ma Samir non ha dubbi: da grande andrò io a cercar il dipinto e farò vedere a tutti dov’è.
Ammetto che non mi sarei mai fermata ad Anghiari se non fosse stato per la Battaglia di Leonardo e mi sarei persa uno dei borghi più belli di Toscana. Passeggiare tra i suoi vicoli, scendere le gradinate, fermarsi all’ombra di edifici secolari, attraversare piazzette soleggiate e rimanere incantati davanti al panorama che si allarga tutt’intorno è un po’ come ritrovarsi all’interno di un film di Leonardo Pieraccioni. Che qui, infatti, girò nel 2007 Una moglie bellissima.
Un paio di chilometri da Anghiari sorge Il Castello di Sorci, luogo che non avremmo mai scoperto se non fossimo stati in compagnia di Sara e Federico. Lui ha trascorso qui l’infanzia, grazie alla madre impiegata come cuoca nel ristorante aperto agli inizi degli anni Settanta.
Ancor oggi è uno dei capisaldi della cucina tradizionale toscana e, sedendo ai suoi tavoli, non è raro incrociare lo sguardo dei grandi nomi del cinema e dello spettacolo. A quanto pare è proprio soggiornando nelle sue stanze che Benigni e Troisi hanno trovato l’ispirazione per la sceneggiatura di Non ci resta che piangere. E detto questo … detto tutto!
Tutti in zona sanno chi è Baldaccio – un capitano di ventura del XV secolo, descritto da Macchiavelli come uomo di guerra eccellentissimo – e generazioni di bambini sono cresciuti con la malcelata curiosità di incontrarne il fantasma, privo di testa. Durante le belle sere d’estate c’è chi, ancora oggi, giura di udire la sua armatura sferragliante aggirarsi tra le stanze del castello, ma in pochi hanno la fortuna di venir accompagnati da Federico nell’esplorazione delle sale che furono il teatro dei suoi giochi da bambino. Sentire le sue bellissime storie uscire dai cassetti più preziosi dell’infanzia e prender vita tra le segrete del castello e le stanze dei piani superiori (ora adibite a locanda) è una delle emozioni più memorabili che porteremo con noi da questo suggestivo angolo di Toscana.
Potrebbero interessarti anche:
Altri articoli sulla Toscana
Egeskov Slot: il castello del tempo che fu
Il Castello di Le Baux-en-Provence, piccolo gioiello di Provenza
A Marostica con i bambini
Cucu ciao cara un commentino qui era dovuto.Con trepidante attesa aspetto che Samir cresca perché voglio sapere tutto sul mistero del dipinto di Leonardo. Un bacio
Caspita che posto, non lo conoscevo.
A dire il vero l’Italia la conosco poco, generalmente vado fuori.
Peccato perché l’Italia è veramente bella ma poco sponsorizzata e troppo cara.
Ciao
Norma
Cara Monica, che ricordi mi tornano in mente al castello dei sorci…non sai quante domeniche ci abbiamo passato con i miei quando ero piccola!!!
ma tu sei di quelle parti, vero Fra?!?!