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Picablo, quando l’arte va in scena

Ci sono molti modi per avvicinare i bambini al mondo dell’arte. Li abbiamo sperimentati in mostre, musei e librerie, ma quello di entrare dentro un quadro e dargli nuova vita non mi era nemmeno mai passato per la testa. Tantomeno in quelli grandi, geniali, stravolgenti di Pablo Diego Josè Francisco Juan Maria Cipriano Clito Patricio.
All’anagrafe, Picasso.
Lo spagnolo a cui tutto il Novecento deve riconoscenza per quella ventata di novità e di irrefrenabile potenza creativa che ha letteralemte rivoluzionato la scena artistica del secolo a venire.

Picablo

Picablo … che lo spettacolo cominci

Un grazie simile è quello che noi, molto più umilmente, ci sentiamo di dire a Michele Sambin per le incredibili emozioni che il suo Picablo ha suscitato nella platea bassanese qualche sera fa. Il suo merito principale è quello di aver stravolto le regole della recitazione classica e aver fatto in modo che per una volta, a parlare, non fossero gli attori, ma i soggetti dei quadri portati sulla scena.
Lo so: parlare è un parolone – visto che a parte i nomignoli di Picasso e un paio di battute i due protagonisti non aprono mai bocca – e portati sulla scena non rende l’idea di ciò che realmente succede dentro al cubo scenico in 90 minuti di spettacolo allo stato puro.
Perchè i quadri, fisicamente, non ci sono. Ci sono solo tele bianche. Di ogni forma e dimensione. Che vengono trasportate da un punto all’altro del palco, impilate lentamente, fatte danzare al ritmo concitato di suoni e musica, incastrate a formare a loro volta un quadro cubista raffigurante l’idea della tela.

Picablo di Michele Sambin

tele bianche che si muovono sul palco a catturare pezzi di quadro e a far rivivere personaggi del repertorio picassiano

Per gli occhi dei piccini è qualcosa che oscilla tra l’onirico e la magia, per quelli degli adulti un gesto propiziatorio per riprendere il cammino alla scoperta dell’inventore del cubismo da dove lo si era abbandonato. Forse una vecchia pagina di libro sottolineato troppi anni fa.
La grandezza di questo spettacolo teatrale non è solo quella di mescolare linguaggi e tecniche espressive diverse in un risultato fagocitante, ma risiede soprattutto nell’abilità di lanciare molteplici messaggi su più livelli, che gli spettatori fanno propri in base all’età, alla preparazione culturale e alla sensibilità poetica.

Picablo

un teatro sospeso tra ombre, sogni e realtà

Non è questa la sede per una recensione teatrale, nè la mia preparazione lo permetterebbe. Ma posso dire che, pur non essendo il classico spettacolo per bambini – e forse nemmeno adatto a tutti i bambini – a Samir è piaciuto moltissimo.
Quel susseguirsi di scene in qualche modo intrecciate tra di loro, come il periodo azzurro lo è con il rosa e con ciò che viene dopo. Le figure familiari, e al tempo stesso fantastiche, di arlecchini, saltinbanchi, ballerine e toreri che escono dall’immobilità del quadro per giocare con palle, ombrelli, mantelli e colombe. Le ombre che creano tanti alter-ego ai performer, arrivando talvolta ad ipnotizzare lo sguardo mai sazio di ciò che succede sul palco. Le immagini proiettate che zoomano avanti e indietro, si sfocano, si cristallizzano, si muovono vorticosamente e alla fine si ricompongono in un frammento di Guernica. I corpi che si scatenano in una danza dionisiaca nel gran finale, contagiandoti con una voglia irresistibile di fare del corpo il grande pennello dell’anima.

Picasso Guernica

la scena finale di Guernica

Non ci sono parole, immagini o video – anche se vi consiglio di cliccare qui per appagare in parte la vostra curiosità – per descrivere le emozioni provate. L’unico modo è viverle, prenotando i biglietti per il prossimo Picablo messo in scena da Tam Teatromusica.

2 commenti su “Picablo, quando l’arte va in scena

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Questa voce è stata pubblicata il 22 luglio 2012 da in around Marostica, si apre il sipario e ... con tag , , , .

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