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I bambini e … l’ultimo viaggio

Perchè, mamma, preghiamo per Giulia e non per la nonna Luciana? mi chiedi durante il rosario che inaugura la serie di riti funebri a cui ti stai accostando per la prima volta. Questa è una domanda a cui posso risponderti facilmente – Giulia è il suo nome di battesimo nonostante nessuno l’abbia mai chiamata così -, consapevole che presto ne arriveranno altre a cui forse non riuscirò a dare risposte altrettanto esaurienti. Grazie a questa tua domanda, riferita poi a don Angelo, il giorno dopo ricorderemo la nonna con quel Luciana a tutti noi più caro.

Lei ha quasi 99 anni, tu il mese prossimo ne compi 7. Sei il suo quinto bisnipote. L’ottavo, Filippo, arriverà 6 ore esatte dopo l’inizio del funerale. Testimonianza gioiosa che la vita non finisce, ma semplicemente si rinnova.
Questa lezione l’ho appresa nel 2006, quando sei nato tu a lenire il dolore straziante per la scomparsa improvvisa dello zio Sergino, mio fratello. Ma è una lezione che è bene ripassare di tanto in tanto, per non soffermarsi solo sul momento dolorosissimo della morte e della separazione forzata dalle persone che amiamo.

Ora che ci ripenso, non è questo il tuo primo funerale. Hai già vissuto tutta la trafila, passando da un braccio all’altro nei momenti in cui i miei occhi non riuscivano a trattenere le lacrime e il dolore minacciava quella serenità di cui a 6 mesi di vita avevi tanto bisogno.
Ma è questo il primo funerale che ti tocca da vicino ed è bastato uno sguardo tra me e il papà per capire che in qualche modo dovevamo prepararti.
Certo. C’è sempre la possibilità di tenerti all’oscuro di tutto. Oppure di accennarti velocemente la cosa e poi lasciarti a casa di qualche amichetto a giocare spensierato mentre a 100 km di distanza noi salutiamo la nonna che sta iniziando il suo ultimo viaggio.

Ma fuggire davanti all’appuntamento più importante della vita di ognuno di noi non serve a nulla. Nè ora, nè in futuro. Anzi, penso che uno dei compiti di noi genitori sia anche quello di prepararti alla morte, nella consapevolezza che raramente ci dà il tempo di abituarci a lei e spesso agisce secondo piani che noi mortali fatichiamo a comprendere.
Ecco: l’ho detto!
La morte. Chiamiamola per nome questa cosa che ci fa tanta paura. Smettiamola di nasconderci dietro a mille scuse e iniziamo ad affrontarla per quello che è. Soprattutto diamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarcisi piano piano quando in famiglia se ne presenta l’occasione. Fornendo gli strumenti della fede, le risposte della scienza o una storia inventata ad hoc come lenitivo ad un dolore che prima o poi dovranno imparare ad affrontare.

Non so cosa ricorderai in futuro di queste giornate appena trascorse e tantomeno cosa resterà nel tuo inconscio. Per questo sento il bisogno impellente di scriverti queste righe, con la speranza che un domani, se necessario, possano essertii utili.

Alla notizia del ricovero della nonna Luciana siamo corsi a Pordenone. Tu felice di poterti far coccolare da tua nonna, io con il cuore in pena all’idea di non arrivare in tempo per salutare un’ultima volta la mia. Come potevo immaginare che ci avrebbe aspettato tutti? Lucida fino in fondo, fino all’arrivo di Laura il giorno dopo.

Non sono voluta ritornare a casa con te e il papà, nonostante a te non sia per nulla piaciuta l’idea. Sentivo il bisogno di restarle vicina in quelle ore difficili e spero tu riuscirai a fare altrettanto quando sarà il tuo turno. Sono momenti preziosi quelli che accompagnano la veglia a una persona che ci sta lasciando, anche se non parla da ore e non ha la forza di aprire gli occhi. Resta il dubbio se è ancora in grado di capire ciò che amorevolmente le stai dicendo e di sentire il calore delle tue carezze, ma non è un motivo valido per non farlo. Ricordalo.

Dopo aver sbrigato tutte le formalità post-mortem, posso finalmente ritornare da te. In molti mi suggeriscono di aspettarti a Pordenone e di riposarmi un po’. Io invece preferisco prendere il treno e rifare tutto il viaggio un’ora e mezza dopo. In macchina, insieme a te e papà. Voglio raccontarti cosa sta per accadere, quali sono gli appuntamenti che ci aspettano, chi sono le persone che verranno ad accarezzarti la testa. E soprattutto voglio essere lì , presente ad ogni tua possibile domanda.

Tu come sempre mi stupisci. Hai questo incredibile potere, figlio mio.
Scendi dalla macchina e non entri in casa a salutarmi. Esco a cercarti e non ti trovo. Ti chiamo e mi rispondi da dietro alle spalle.
Sei inchinato in giardino. Sto raccogliendo i fiori per la nonna Luciana, mi dici. Sono le prime violette della stagione. Le metti in una bottiglia di plastica e cadono sul fondo. Allora strappi due rametti di lavanda a chiudere il tutto. Mi guardi orgoglioso mentre dici li portiamo in cimitero.
Non dimenticherò mai il tuo sguardo a terra mentre in sordina ti avvicini al cuscino di fiori appena deposto dalla bara e ci accosti i tuoi fiorellini di prato. Il prete continua a salmodiare, i becchini iniziano la loro opera e tu te ne stai lì con gli occhi fissi su quella lastra di marmo che sta per coprire per sempre la sua bara.

Fino a 5 giorni fa non sapevi nemmeno cos’era una bara. Ti dico che è una scatola in legno dove verrà messa la nonna e tu, pronto, tiri fuori dalla cartella un libro. E’ quello sugli Egiziani che ti ha portato Babbo Natale e a colpo sicuro mi indichi il sarcofago di Tutankhamon. Non è proprio così, ti spiego con un sorriso. Ma so che hai capito …

Vuoi rivedere la nonna Luciana a tutti i costi. Io e il papà ti diciamo che non si può. E’ l’unica cosa su cui siamo entrambi categorici. Il nonno Aldo, tra una chiacchera e l’altra, si lascia però sfuggire una frase che mi riporta alla realtà. Quella realtà in cui la morte fa parte della vita e non ne viene demonizzata.
Dice semplicemente: una volta, quando la gente moriva in casa, i bambini trovavano sempre il modo di intrufolarsi e vedere quello che volevano vedere.

Ha ragione.
E mi riporta, lancinante, alla memoria il desiderio che ho provato io a 8 anni di vedere quella sorellina che avevo tanto desiderato di avere e che ci ha lasciato 2 giorni dopo essere venuta al mondo. Non me l’hanno permesso ed è una cosa che non sono mai riuscita ad accettare. Nemmeno ora, a 32 anni di distanza.
Ecco perchè, quando ce lo richiedi all’arrivo in camera mortuaria, non ho più il coraggio di dirti di no. Non so il papà cosa pensa. Mi guarda, ti mette una mano sulla spalla e ti  accompagna verso quella porta.

Ti fermi sull’uscio. Pochi secondi. Immobile.
Il tuo sguardo trova subito ciò che cerca. Ora sei libero di andare. Di tornare in macchina a leggere il libretto appena regalato.
La morte non è bella e vorrei che la nonna vivesse ancora, ti limiti a dire. Chissà se, come e quando ci penserai ancora …

Un’altra parola non hai mai sentito nominare prima d’ora. Te la dico nel momento in cui ti consegno solennemente quella lente di ingrandimento che la nonna Luciana ti aveva dato anni fa. Ne andavi matto e poi, per non si sa bene quale mistero, è rimasta in un cassetto a Cordenons fino a ieri.
La parola è eredità. E’ quell’oggetto caro che chi ci lascia dona a chi rimane, per mantenere sempre vivo il ricordo. Questo è il vero significato di questa parola, tienilo bene a mente. Anche quando arriveranno giorni in cui qualcuno vorrà farti credere qualcosa di diverso.

Un’ultima cosa ti voglio raccontare. Perchè non vada persa nel dimenticatoio. O forse perchè, tra i mille aneddoti di questo tuo primo incontro con Sorella Morte, è quella che meglio rende l’idea di come voi bambini abbiate risorse infinite per affrontare ogni cosa della vita, anche le più dolorose.

E’ martedì sera. Una serata davvero particolare.
Abbiamo appena finito il rosario e siamo tutti in pizzeria. Un’occasione buona per sederci intorno a un tavolo e fare quello che la nonna desidera maggiormente: stare tutti assieme. Zii e cugini provenienti da ogni parte d’Italia e da un angolo d’Europa.
Mentre noi ci accordiamo segretamente con la cameriera per organizzare una piccola sorpresa a Chiara che compie gli anni e Paolo è in linea diretta con la moglie che a 500 km di distanza è entrata in sala parto, tu mi sussurri qualcosa all’orecchio.
Quando facciammo ip-ip per la nonna Luciana? mi chiedi.
Ti guardo un po’ perplessa. Mi hai nuovamente colta di sorpresa e ti chiedo perchè dobbiamo farlo. Perchè è la sua festa, mamma! mi rispondi candidamente.
Così mi ritrovo a chiedere l’attenzione della tavolata. Imbarazzata all’idea di quello che sto per proporre nel bel mezzo di un lutto. Ripensandoci ora, però, non ho dubbi. E’ il saluto più bello che potevamo farle in quel momento di intimità familiare e a nessuno sarebbe venuto in mente se non a un bambino …

39 commenti su “I bambini e … l’ultimo viaggio

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  8. Lali
    11 marzo 2013

    Sono finalmente riuscita a leggerlo tutto, ma non mi sento di aggiungere molto… è difficile commentare.
    Siete stati splendidi e Samir è un bambino meraviglioso.
    Un grande abbraccio

  9. Tiziana
    8 marzo 2013

    Monica le parole hanno un potere immenso. Fatico ora a scrivere qualcosa, le lacrime non aiutano. Ci sono cose che non sono per bambini, è quello che si pensa d’istinto, si hanno sempre mille paure quando la vita svela la sua faccia più dolorosa. Invece, nella maggior parte dei casi, sono proprio loro ad insegnarci il modo più semplice per capire come affrontare la vita. Nella loro logicità sono loro a sorprenderci, ad indicarci quale sia la via migliore per affrontare i momenti più difficili. L’animo puro e candido permette a loro di avere una visione pulita, lineare, degli avvenimenti e le deduzioni sono chiare, a volte per noi disarmanti proprio per la semplicità di cui sono capaci. Sembra scontato (in molti casi purtroppo non lo è), per affrontare tutti gli ostacoli che la vita riserva, i bimbi devono avere accanto due genitori attenti, sensibili, premurosi, aperti, e in questo Samir è molto fortunato: siete due persone splendide. Un abbraccio grande amica mia.

    • viaggiebaci
      8 marzo 2013

      grazie cara Tiziana, quello che scrivi è verissimo e mi ricorda quanto sono stata fortunata a poter diventare mamma. E’ il miglior antibiotico contro i mali della vita … 😉

  10. polimena
    8 marzo 2013

    Ciao Monica,
    ti abbraccio e sottoscrivo ogni singola parola. La morte fa parte della vita, non ha senso nasconderla a noi e ai bambini. Adele

    • viaggiebaci
      8 marzo 2013

      cara Adele, conosco il senso, il peso e il dolore che si cela dietro ad ogni singola lettera che hai scritto e per questo ti abbraccio fortissimo

  11. Tamerice_Ly
    8 marzo 2013

    Pur nella tristezza, per un momento ho pensato che quella della tua nonna è la morte che in molti ci auguriamo, nel proprio letto e circondati dal calore dei propri cari. Io credo e spero che si percepisca la vicinanza di chi è lì per dare l’ultimo saluto… ma sì l’amore si sente sempre.
    Tempo fa lessi diversi libri che parlavano di questo tema (libri stranieri, tradotti, chissà perchè gli italiani non ne trattano molto) la morte, che viene segregata e nascosta in luoghi dedicati, come pure la vecchiaia, la malattia, un po’ anche la nascita… Ebbene da queste letture ho imparato che mai avrei nascosto questo momento – che a pieno titolo fa parte della vita – ai bambini, ovviamente col rispetto e l’attenzione che si deve ai piccoli in questi momenti.
    Credo che la difficoltà diventa veramente insormontabile quando la parentela diventa più ravvicinata… A me è capitato di assistere a veglie e funerali che non mi hanno lasciata traumatizzata, erano di persone abbastanza distanti da poter affrontare con tristezza sì, ma non dramma; la presenza di altri bambini poi aiutava un po’ a rielaborare tra di noi alcune domande e riflessioni.
    Un abbraccio a voi…

    • viaggiebaci
      8 marzo 2013

      la nonna è rimasta lucida fino a poche ore prima e ha riconosciuto tutti i figli e nipoti che da ogni parte di Italia sono arrivate a salutarla. Non ti nego che c’è stato un momento in cui ho pensato “mamma mia, chissà cosa sta pensando a vederci tutti qui”, ma ora so che è stato il regalo più bello che potevamo farle.
      anch’io e riadh abbiamo ragionato su questo discorso della parentela ravvicinata: ovviamente Samir la conosceva e le voleva bene, ma essendo lei molto anziana non ha avuto modo di affezionarcisi come a dei nonni o zii che vede tutti i giorni e questo sicuramente ci ha aiutato nel prendere la decisione di non nascondergli nulla. Che penso comunque sia la strada migliore, con le dovute precauzioni, come sottolinei tu cara amica mia

      • Tamerice_Ly
        8 marzo 2013

        …che voglia di prendere uno sgabello, salirci e darti un bacione…

  12. acasadiclara
    8 marzo 2013

    ti abbraccio forte prima di tutto. e poi un po’ ti ammiro perchè io non sono così forte. i miei figli per il momento non li porto ai funerali perchè io stessa non sono a mio agio e neppure al cimitero. ma so che purtroppo prima o poi arriverà il momento. la persona più vicina a noi che è mancata è stato mio suocero, mio figlio grande aveva 4 anni e mio figlio piccolo solo 6 mesi. da allora una foto del nonno campeggia nel nostro soggiorno e raccontiamo sempre storie e aneddoti su di lui che guarda giù dal cielo e che è contento di vedere quanto sono bravi i suoi nipotini.
    non è mai un argomento facile la morte….

    • viaggiebaci
      8 marzo 2013

      non sono forte come sembro, cara Clara. figurati che in certe occasioni mi sono messa a piangere anche per persone che non ho mai conosciuto …
      anch’io nomino spesso i miei nonni e mio fratello a Samir e lui certe volte mi fa domande anche se è un po’ che non ne parliamo. penso sia il modo migliore per mantenerli in vita e onorarne il ricordo
      comunque ha ragione: non è mai facile!

  13. federica
    7 marzo 2013

    il tuo è un racconto davvero commovente: da ogni parola che scrivi traspare il grande amore che provi per la tua famiglia, di ieri e di oggi!

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      ogni famiglia ha i suoi lati positivi e negativi, fa i suoi errori e ci sono pagine che sarebbe meglio cancellare, ma non per questo è possibile non amarla …

  14. Annalisa
    7 marzo 2013

    Che bel post…anche alla luce di quello che mi hai raccontato sui perché del tuo blog! Mi piacerebbe avere avuto una nonna così.

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      Eh Annalisa! so che tu sai perchè ho scritto qui e questo mi fa sentirti ancora più vicina …
      chissà magari uno di questi giorni racconto qualcosa in più anche di lei, perchè senza che lei lo sappia questo blog deve molto ai suoi insegnamenti

  15. Patrizia
    7 marzo 2013

    Commossa.
    Ho vissuto un’esperienza simile alla tua. 10 mesi fa mia cognata se ne è andata, lasciando un figlio di 8 anni ed un nipote, mio figlio, di 5. Abbiamo preferito non portarlo al funerale, ma, chissà, forse sarebbe stato meglio. Oggi continua a pensare a lei e a piangere, dicendo che gli manca. Gli leggerò le tue parole, appena capirò che è arrivato il momento giusto.
    Un abbraccio forte.

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      Sono io ad abbracciare te, cara Patrizia. Anche perchè il cugino neo-papà ha avuto la stessa sorte di tuo nipote e quindi so bene quale sia il carico di dolore da digerire.
      non so se le mie parole potranno mai servire al tuo bimbo, ma se così fosse ne sarei davvero felice. Dagli un abbraccio forte forte da parte mia

  16. patrizia
    7 marzo 2013

    ciao Monica
    per prima cosa un fortissimo abbraccio!!! e poi le lacrime stanno scendendo perchè davvero i bambini ti sanno stupire e vorremmo poterli tenere lontani dal dolore, ma è il dolore che ci raggiunge in ogni luogo e con le parole giuste anche loro devono trovare il modo di salutare le persone care che ci lasciano e partono per un lungo viaggio … tante sono le domande che ti fanno per poter capire e riuscire a dare una loro spiegazione ai fatti della vita
    Un abbraccio Patrizia

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      hai perfettamente ragione Patrizia. l’estremo saluto è un diritto di tutti, indipendentemente dall’età.
      ti ringrazio per l’abbraccio e le belle parole

  17. Cara, mi spiace tanto. Ti abbraccio.
    Continuo a piangere perche’ sono due giorni che guardo vecchie foto e cerco di buttar giu’ un racconto per mio figlio sulla memoria delle storie di mia nonna. E ricordandole penso a lei e piango.
    Poi arrivo qui e piango ancora, perche’ quello che scrivi e’ vero, solo i bambini sanno come salutare e sanno cogliere quello che c’e’ nella morte, “la vita non finisce, semplicemente si rinnova”.
    Ti abbraccio.

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      se avessi un fazzoletto asciutto te lo presterei volentieri cara Francy. Si vede che è tempo di lacrime per entrambe, ma sono convinte che versarle ci fa solo bene. Ti abbraccio comunque con un sorriso, ok?!?!?!

  18. michelabocedi
    7 marzo 2013

    Che bel post!! Mi hai fatto tornare in mente momenti simili, purtroppo altrettanto tristi!! ma è proprio un post dettato dal cuore!!!

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      grazie Michela. Penso che tutti noi abbiamo “momenti simili” proprio perchè la morte fa parte della vita. Solo che spesso la nostra civiltà occidentale vorrebbe illuderci che siamo immortali

  19. francesca
    7 marzo 2013

    Io mi ricordo ancora, come se fosse ieri, quando morì mio nonno paterno. Avevo più o meno l’età di tuo figlio e con la mia famiglia tornammo di corsa al paesello per l’ultimo saluto. Me lo ricordo sdraiato nel suo letto, con gli occhi chiusi e quell’ultimo bacio che sono riuscita a dargli mi ha dato tanta serenità e non mi ha lasciato traumi di alcun tipo. ti abbraccio forte, forte Monica cara!! i nostri nonni vivono per sempre nei nostri cuori e ci guidano e proteggono dall’alto dei cieli.

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      ottimo a sapersi che non ti sono rimasti traumi, cara Francesca.
      Sai, da genitori, un po’ te lo chiedi questo …
      quoto in pieno la tua ultima frase 😉 e ti ringrazio per la bella testimonianza

  20. Cristina
    7 marzo 2013

    E comunque puoi essere davvero orgogliosa di tuo figlio! Ed è vero quello che scrivi, hanno risorse infinite per affrontare le cose della vita…

  21. gamberettarossa
    7 marzo 2013

    io scrivo x far uscire cose che altrimenti terrei x me e, ho scoperto, a volte non è giusto (se sono belle) e non mi fa bene (se sono brutte) COMUNQUE la mia nonna paterna, quella cui assomiglio di più, mezza furlana, della carnia x capirci, si chiamava narcisa ma tutti la chiamavamo maria xk la balia (ebbene si era della vecchia borghesia veneziana ed aveva tra la servitù anche la balia) si chiamava maria…

  22. gamberettarossa
    7 marzo 2013

    monica quanti siete? che commozione che bel ricordo nella vita di ieri e oggi, che va e viene via con te, nella tua bella famiglia, nel legame con chi ti è vicino, su questa terra o sulla terra dove andremo dopo. commozione e speranza, questo mi hai donato, se ero curiosa di conoscerti prima di marostica ora sono contenta di averti tra le mie amiche, grazie e a presto (ma non sarai tu a organizzare). un abbraccio, con occhi gonfi di lacrime ma in qualche modo sereni. tvb. roberta

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      grazie Roberta! ma ti rendi conto di come è fatta la vita??? un week-end a ridere e quello dopo a piangere …
      ma sono serena anch’io, ora

  23. Cristina
    7 marzo 2013

    Oh, tesoro..un abbraccio forte.. Mi hai fatto ricordare tanto in un balzo.. Ti sono vicina .. scrivere limita i sentimenti, ma ci tenevo a farti sentire una parola di affetto..

    • viaggiebaci
      7 marzo 2013

      grazie Cristina, so bene cosa significa nonna Pina per te quindi le tue parole hanno un senso profondissimo

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Questa voce è stata pubblicata il 7 marzo 2013 da in ipse dixit, pensieri e parole.

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