Impossibile non notarli. Brandelli di vite scaraventate su altri lidi dalla forza degli eventi. Frammenti di storie appese a vecchie pareti scalcinate che il tempo non ha ancora steso a terra. Oggetti abbandonati in una notte buia o dopo lunga premeditazione. Vecchi edifici con mille storie da raccontare e nessun orecchio ad ascoltare.
Ovunque mi giro, nel mondo, c’è sempre lui. L’abbandono.
Con quel senso di tristezza infinita che mi accompagna ogni qualvolta mi fermo sul ciglio di una strada antica, sull’uscio di una casa vuota, sotto a un tetto che ora è fatto solo di stelle. Mi fermo e puntualmente mi chiedo Chissà chi viveva qui. Di chi sono queste vecchie mura, quel tavolo zoppo, il catino appoggiato alla finestra?
So già in partenza che non avrò mai le risposte alle domande che gli edifici abbandonati evocano in me, ma non per questo evito di pormele. E’ un modo unico, tutto mio, di raccontare storie che la Storia cancella implacabilmente. Con un colpo di spugna o poco più.
Le racconto a me stessa, quelle storie. E il più delle volte sono storie tristi …
Sono storie che parlano di guerre. Di uomini che uccidono altri uomini. Di bimbi buttati giù dal letto con il calcio di un fucile e madri seviziate sotto agli occhi di chi tutto vede e nulla può.
Sono storie giocate sui tavoli da gioco dei potenti, a cui i più si adeguano senza arrivare mai a capire il perché. Come quei greci che furono costretti ad abbandonare le loro case in Turchia per andare a vivere su isolette greche forzatamente abbandonate da chi era già in viaggio per prendere il loro posto.
Sono storie che parlano di oggetti superati. Superati da nuove mode, nuove tecnologie o oggetti simili che semplicemente costano di più. Alcuni forse sono rotti, non funzionano più. Altri, invece, semplicemente non servono più. E allora … addio! Possono marcire in fondo al mare finché di loro non si sarà persa memoria. Magari anche per nobili motivi, come quelle cinque navi vichinghe fatte andare a fondo nel Golfo di Roskilde per impedire ai nemici di avvicinarsi a quella che, novecento anni fa, era la capitale danese.
Sono storie che parlano di Dio. Di quel Dio che tutto vede e tutto può e che pure tante volte sembra abbandonarmi. Mi sono sentita spesso sola davanti alle ingiustizie e ai dolori della vita, forse perché mi manca quella fede incrollabile che tanto invidio ad altri e tanto aiuta. L’ho percepita spesso in Indonesia, questa fede. In quei templi vuoti e apparentemente abbandonati che si trovano ovunque nell’isola di Bali. Templi in cui gli dei arrivano, fanno festa, vengono adorati e poi lasciano per tornare da dove sono venuti. Senza che per questo gli uomini si disperino o mettano alla prova la propria fede. Semplicemente non si recano più al tempio fino al prossimo giorno propizio e li lasciano in balia di noi turisti curiosi.
Queste riflessioni sono nate grazie a Clara, che ha suggerito per Il Senso dei Miei Viaggi il bellissimo tema dell’Abbandono. Partecipare è facile: basta scrivere un post, entro il 5 dicembre, con 3 foto inerenti il tema proposto e linkarlo nei commenti del suo blog.
Potrebbero interessarti anche:
Altri temi del Senso dei Miei Viaggi
Arrivano i Vichinghi
Scambio casa: la nostra esperienza in Turchia
Tre simboli della religione Indù-Dharma per #sensomieiviaggi
Pingback: I miei viaggi e quel tocco di … Serendipity! | Viaggi e Baci
Non so perchè ma da che ho scoperto questa tua iniziativa e ho iniziato a prenderne parte, mi sono sempre lasciata il tuo post per ultimo.. sarà perchè mi regali sempre un punto di vista alternativo, per il modo in cui scrivi e comunichi i tuoi sentimenti, le tue sensazioni.. ora spero tanto di riuscire a portare avanti questa tua idea degnamente!
Ma grazie cara, sei gentilissima!
Io non ho dubbi che ce la farai alla grande e ci stupirai come sempre 🙂
che bello il taglio che hai dato a questo post! la prima foto mi ha colpito tantissimo!
inizialmente avevo pensato a un paesino greco completamente abbandonato sulla costa turca, dalle parti di Efeso, ma purtroppo non avevo foto particolari e mi sono dovuta accontentare di questa
Monica, wow!!!
grazie cara!
tu che fai, partecipi? non so perchè ma lo vedo un tema molto adatto a te
ah ah ah stavolta non rivelerò la mia scelta. però è vero che le navi di Roskilde sono mooooolto affascinanti, e anche le case abbandonate a causa della guerra (anche a me sono venuti in mente la Bosnia e Mostar). è bellissimo come state interpretando il mio tema, sono orgogliosissima delle vostre foto!
adoro questa Clara che mantiene la suspence! 😉
un bel post. Sai a questo tema non ho mai pensato…..non so se ho delle fotografie che possono rappresentarlo. La fotografia che preferisco è la prima.
nemmeno io ci avevo mai pensato, ma appena l’ho letto mi sono venute alle mente mille immagini …
Se ti focalizzi su rovine archeologiche o archeologia industriale sono certa che qualcosa di bello salterà fuori!
Ciao Monica! Il post e le immagini sono tutte magnifiche, ma io voto per le navi vichinghe perché è un popolo che mi affascina da sempre (come tutto il Grande Nord, del resto, e che spero presto di visitare!)
A presto 🙂
capisco perfettamente Claudia!
Nel blog, alla voce Danimarca, dovresti trovare altre cose che ti possono stimolare, tra cui due bellissimi libri a tema 🙂
che bello Monica, mi piace un sacco come hai interpretato il tema. Anche se la terza foto è esteticamente la più bella, scelgo la prima , perchè le tue riflessioni mi hanno emozionato.
Un abbraccio
sai che pensando a case abbandonate per la guerra avevo fatto pure un giro nel tuo paese preferito?!?!
Bello Monica!
Ho sentito qualche brividuccio lungo la schiena.
Purtroppo le guerre lasciano scie di rovine e ne parlerò anch’io, parlerò di una guerra molto vicina ma ormai conclusa anche se adesso ne abbiamo un’altra nel seno della nostra bella Europa che dovrebbe essere unita.
Mi mancava la terza foto ma mi hai dato un’idea, era la più semplice, perché non ci avevo pensato?
Grazie
Ciao
Norma
che bello, Norma! felice di esserti stata utile …
ora però sono curiosa!
Bellissimo Monica! Mi hai emozionato!
grazie cara! Aspetto di leggere il tuo 😉